“Angurie e meloni – spiega Fabrizio Bevilacqua di Villanova d’Asti – per noi sono colture, non dico secondarie, ma sicuramente, per come le coltiviamo noi, ci richiedono un lavoro minore rispetto a chi fa grandi estensioni: sono piante che dopo che le hai piantate, dopo che hai fatto un po’ di attenzione con l’erba, grossissimi lavori di tutto ciò che può essere legature, potature ecc. noi non li effettuiamo. Chi ha coltivazioni di meloni molto estese li pota per avere tot numero di piante e tot numero di meloni per pianta, per averli tutti della stessa uniformità, della stessa misura. Il lavoro richiede sicuramente più lavoro di quello che dedichiamo noi. Abbiamo messo i meloni e le angurie ai primi di luglio. Si possono mettere fuori dal primo di maggio poi quest’anno: per noi non è stato possibile perché a maggio è piovuto molto. Poi c’è sempre il discorso che, tutti gli anni, per tenerci il periodo di agosto il più vuoto possibile come prodotto, facciamo un trapianto un po’ più tardivo: in questo modo ne abbiamo per i primi di settembre, quando c’è più richiesta. La nostra varietà di anguria è quella mini. L’abbiamo seminata, fatto il piantino, allevato le piantine in vivaio, piantate il campo a 1 m di distanza sulla fila in pacciamatura biodegradabile. Prima che l’anguria si allargasse, ho tolto l’erba tra una fila e l’altra poi lei si è allargata, ha fatto le sue angurie e adesso sono da raccogliere. Obiettivamente non è una coltura che necessita di una grandissima manodopera. Patisce la troppa umidità, ma quest’estate è piovuto abbastanza poco. L’anguria si inizia a raccogliere quando il peduncolo, il picciuolo che tiene attaccato il frutto alla pianta, inizia a disseccare, cioè a seccarsi, quello è l’indicatore che permette di dire che quell’anguria è pronta. Una volta raccolta, l’anguria ha il vantaggio che riesci a conservarla, non dico mesi (non sono mele), ma è molto importante raccoglierla nel momento giusto e conservarla in frigo, o dove serve. Perché, faccio un esempio, se tu un giorno hai 100 angurie in campo, ne vendi una cinquantina e raccogli solo 50, quelle che restano, nel giro di 2-3 giorni, diventano solo mature e perdono gusto. La stessa anguria, raccolta nel momento giusto di maturazione, la puoi conservare in seguito in frigo, quindi è molto importante la raccolta fatta al momento giusto.
Melone: vale più o meno stesso discorso dell’anguria, le modalità di coltivazione sono le stesse: la femmina in vivaio, il trapianto su file pacciamate distanti 1 metro, la pulitura dell’interfila prima che si allarghi troppo. Il melone ha un sacco di varietà con sementi che danno prodotti completamente diversi. È diventata una coltura altamente specializzata, ci sono aziende che fanno anche 100 ettari di melone, fanno solo quello e quindi, per quanto riguarda le varietà, le ditte sementiere, a seconda del prodotto che uno fa, ti danno meloni con determinate caratteristiche. Purtroppo capita ancora adesso di trovare in commercio meloni non buoni (parlo di vendita all’ingrosso, quindi di mercati generali o grande distribuzione) che però arrivano 5 giorni prima degli altri e il melone che arriva 5 giorni prima degli altri riesce a spuntare dei centesimi in più che fanno sì che si porta a casa del reddito. Il melone magari è qualitativamente scarso però pesa, è sanissimo, bello a vedersi e magari pure profumato; ha quindi tante caratteristiche tranne quella del gusto e chi lo mangia pensa di essere stato sfortunato o che magari sono i primi, arriveranno meloni più buoni. Per quanto riguarda il melone il mercato offre varietà di sementi di melone da 40 centesimi a seme di melone cioè parliamo di 400 € 1000 semi di melone, delle cifre assurde, come c’è il melone da 30 € per mille semi. Il melone da 400 € è più buono? Non è detto, però magari un melone da 400 € è un melone più produttivo, più sano, più resistente alle malattie, più bello da vedere con caratteristiche tali che, per chi fa meloni, è giustificato spendere quelle cifre lì. Noi purtroppo ogni tanto siamo finiti in quel circolo vizioso di comprare sementi di melone costosissime. Ne è valsa la pena? Magari mettevi 1000 piante di melone di una varietà che costava poco, è vero che magari producevano la metà, ma magari ne mettevi il doppio rispetto alla varietà che costava tanto e risparmi ancora dei soldi. Questo discorso è per far capire che certe volte ci sono dei prezzi assurdi, sta all’agricoltore capire se ha senso assecondare questo mercato malato o tentare altre strade. Purtroppo in biologico una varietà di melone più resistente agli stress o roba del genere è utile perché hai meno difese rispetto all’altro tipo. In tante varietà di melone costosissime la ricerca è stata fatta per tirare fuori un prodotto veramente buono perché adesso capita più che sovente di trovare in giro dei meloni veramente dolci, cosa che magari 20 anni fa non capitava, nel senso che c’era magari meno ricerca dietro a cercare la perfezione. Il melone è diventato proprio una coltura ultra mega specifica dove appunto ci sono aziende intere che fanno solo quello e quindi devono uscire con un prodotto eccellente. Per noi sono colture che facciamo, vorremmo fare più spesso, ma purtroppo i terreni che abbiamo e le stagioni che fanno qua in Piemonte non sempre ci aiutano.
Il melone e l’anguria andrebbero bene piantarli se hai dello spazio sotto serra, cosa che noi siamo un po’ giusti, possibilmente il 1° maggio, così che i primi di luglio tu ce li abbia disponibili da vendere. Messi a giugno, che arrivano poi in agosto, lì , devi essere bravo tu ad avere gli sbocchi commerciali.
Altrimenti, come ci siamo ridotti noi quest’anno e come capita spesso, fai solo più la coltura per fine agosto, inizio settembre”.
13 agosto 2020

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