Mercoledì 26 febbraio siamo andati a Monasterolo di Savigliano per conoscere la famiglia Boglione, dell’azienda Agricoltura Bio.
Flavia e Valeria ci accolgono nella loro casa, la cui origine risale al 1800, e ci troviamo a chiacchierare attorno ad un tavolo con il calore della stufa. Pur provenendo da settori diversi le radici di entrambe sono contadine grazie ai genitori, che da sempre lavorano in agricoltura. Nel 2016 anche loro decidono di cambiare attività lavorativa iniziando fin da subito a dedicarsi alla coltivazione biologica. Gestiscono 45 ettari di terreno totalmente coltivati con metodo biologico, di cui una parte in proprietà. Le coltivazioni di cui si occupano sono tutte destinate all’alimentazione umana e certificate dall’organismo ICEA, tra queste: legumi (fagioli borlotti, cannellini, fagioli rossi, ceci) ortaggi e fragole (varietà Cléry e Mara de bois), zafferano. Sui terreni vengono effettuate le rotazioni colturali, in modo da permettere ai campi di essere sempre fertili, e il sovescio. Flavia ci spiega come la superficie oggi coltivata sia pressoché quella massima coltivabile, se si vogliono veramente applicare le metodologie previste dal biologico. In alcuni periodi dell’anno infatti il lavoro richiesto in campo è davvero notevole, in particolare quando si tratta di togliere l’erba vicino alle piante di fagioli o durante la raccolta. Per i lavori manuali vengono assunti una quindicina di dipendenti stagionali, e anche questo richiede lavoro e attenzione: le persone vanno seguite e accompagnate in modo che la qualità del lavoro svolto sia sempre costante e questo consente anche di conoscere e valutare le capacità dei singoli. Flavia ci racconta di quanto lei e sua sorella credano nell’importanza dei rapporti umani, anche se gestirli è tutt’altro che semplice. Ma le sorelle Boglione sanno che, a fianco dell’uso di manodopera è importante anche l’uso della tecnologia, ove possibile e ove questa consenta di ottenere buoni risultati. E, proprio in quest’ottica, alcuni anni fa si sono dotate di un trattore con guida satellitare. Si tratta di uno strumento con uno schermo, collegato ai satelliti, che memorizza le file di semina delle colture. Dopodiché, al momento di togliere l’erba meccanicamente (non quella tra le piante, che va tolta manualmente) il trattore procede in modo autonomo senza bisogno di essere guidato: questa tecnica viene utilizzata soprattutto per i fagioli. In questo modo la persona non deve più pensare al trattore ma, pur standoci seduta sopra, può controllare con attenzione che il macchinario collegato agisca correttamente e che non si inceppi. Inoltre in questo modo si può lavorare il più possibile vicino alle piante senza causare loro dei danni. Inoltre, l’operatore può verificare all’istante lo stato di salute di ogni coltura ed eventualmente segnalare la presenza di situazioni anomale. Una parte impegnativa del lavoro è legata alla gestione burocratica della certificazione. Pur credendo profondamente nell’applicazione di questo metodo produttivo che tutela non solo la salute dell’uomo, ma anche quella dell’ambiente, Flavia e Valeria lamentano un eccesso di verifiche cartacee, a discapito di quelle fatte direttamente in campo. Alcuni dei loro clienti prendono molto seriamente le verifiche in campo, e periodicamente e a sorpresa inviano i propri tecnici per analizzare il terreno, l’acqua, la pianta. I legumi vengono venduti in buona parte ad un’azienda bio della zona, ed in misura minore ai consumatori tramite vendita diretta e GAS. Gli ortaggi, le fragole e lo zafferano vengono venduti quasi tutti direttamente ai consumatori, o in azienda o consegnati direttamente a casa. Anche questa seconda visita è stata interessante e costruttiva, ci hanno colpito non solo la passione, ma anche l’attaccamento al territorio di queste giovani donne con le quali ci auguriamo di poter collaborare presto”.
CRONACHE DI UNA COLLABORAZIONE “LOGICOBIO“
14 febbraio 2020 – Api e fragole, suoni e colori della natura.
“Noi coltiviamo con metodo biologico due varietà di fragole“- ci raccontano Flavia e Valeria Boglione -, la Clery e la Mara des Bois. La Clery è la prima a maturare, inizia a fiorire ora e produrrà da metà/fine maggio a fine giugno. Dopodiché inizierà a fiorire la Mara de Bois che ha cicli di fioritura fino a fine anno, in funzione dell’ andamento climatico, anche se quest’anno, trattandosi di piante giovani, dovremo togliere manualmente i primi fiori per un mese e mezzo circa in modo da dare tempo alla pianta di crescere e rinforzarsi; se non lo facessimo, le piantine non avrebbero sufficienti risorse e il periodo di produzione dei frutti sarebbe molto breve. La Clery ha una dimensione media, dolce si ma non troppo, è molto aromatica ed ha una consistenza morbida. La Mara de Bois è la fragola per eccellenza, piccola e dolcissima. Le norme per l’ agricoltura biologica in Italia consentono la coltivazione delle fragole solo a terra, mentre in altri paesi possono essere coltivate fuori suolo ad esempio in sacchetti sospesi; questo consente di lavorare ad un’altezza di un metro e mezzo da terra, ma anche di evitare la presenza di erba e di ridurre la probabilità di marciumi. Essendo costrette a coltivare a terra, ci aiutiamo con la pacciamatura per diminuire un po’ il contatto della pianta e del frutto con il terreno stesso. Resta comunque una modalità molto faticosa in quanto si rimane per ore chinati, e significa avere un maggior rischio di malattie, in particolare marciumi e attacchi di insetti. Il lavoro che si fa durante la raccolta non è semplicemente quello di prendere i frutti maturi, ma nel contempo vengono verificati anche tutti i frutti non ancora maturi e scartati quelli che comunque per qualsiasi motivi non maturerebbero perché, ad esempio, punti da afidi. Quindi ci vogliono tempo ed attenzione, per questo le rese alla raccolta sono circa la metà rispetto al convenzionale. Utilizziamo macerati per la protezione dagli afidi e da altri insetti, oltre ad utilizzare insetti antagonisti. Potremmo usare il piretro che nel biologico è consentito ma, non essendo selettivo, preferiamo evitare anche perché vicino a noi ci sono parecchi apicoltori e quindi metteremmo a rischio le loro api: proprio grazie alla loro presenza entrare in serra in questo momento è bellissimo, la presenza dei fiori attira moltissime api ed entrando si sente il ronzio, vera e propria musica della natura. Nonostante la fatica e le problematiche, è proprio dalle fragole che abbiamo iniziato la nostra esperienza agricola e, se tornassimo indietro, lo rifaremmo.”
20 giugno 2020 – Fagioli bio, tempo di semina
“In questo periodo stiamo seminando i fagioli che poi venderemo secchi – ci racconta Flavia Boglione – borlotti, fagioli rossi, cannellini bianchi ed anche un pochino di occhio nero. I semi che utilizziamo per la semina sono i nostri fagioli che abbiamo fatto essiccare sulla pianta e raccolto l’anno scorso. Ci danno tanti “sagrin”(in piemontese, preoccupazioni) perchè sono colture molto delicate, proprio per questo nel biologico pochissimi produttori li coltivano. I problemi principali sono dovuti alle infestanti. Nel primo mese di vita possiamo avvalerci dell’aiuto delle macchine, una lavora sulla fila, tra una pianta e l’altra, mentre l’altra toglie l’erba lungo le file. Poi, fino alla raccolta, si deve proseguire con l’estirpazione manuale delle malerbe. L’erba va tolta tutta perchè va in competizione col fagiolo e lo mette in ombra, inoltre durante la trebbiatura macchia i fagioli, soprattutto il cannellino bianco. Infine, se l’ erba va a seme l’anno dopo ne troviamo molta di più. È anche una coltivazione delicata a livello di concimazione. Infatti, la pianta del fagiolo fiorisce quando fa troppo caldo, il sole brucia il fiore. Insomma necessita di molte cure e attenzioni, motivo per cui pochissimi produttori biologici li coltivano, ma se l’annata va bene danno grandissima soddisfazione ed inoltre, a dispetto di ciò che si dice e come avviene per molte altre colture, la resa è maggiore nel biologico che nel convenzionale”.
29 ottobre 2020 Chi non mangia la carne, mangia i legumi
“Abbiamo scelto di coltivare i legumi – ci spiega Flavia Boglione – perché la richiesta dei vegetariani è molta verso i legumi e noi ci siamo detti non vogliamo più produrre nulla per gli allevamenti di carne: io sono contraria agli allevamenti intensivi, io mangio la carne, ma mangio il pollo che alleva mia mamma che se ne sta un anno e mezzo a razzolare nella terra. Sono assolutamente contraria a tutto ciò che è l’allevamento intensivo e così ho cercato di coltivare qualcosa che potessero mangiare tutti coloro che sposavano la nostra idea. E quelli che non mangiano la carne, mangiano i legumi. Poi, in realtà, mia nonna mi diceva che una volta la carne solo qualcuno se la poteva permettere e quindi, ad esempio, il fagiolo occhio nero era un fagiolo dei poveri perché è un fagiolo che coltivavano tutti e al posto di mangiare la carne mangiavano quel fagiolo lì. Quindi la scelta di coltivare legumi è dovuta a questo motivo, al di là della questione di mercato. Noi abbiamo cominciato con il borlotto semplicemente perché il borlotto è una pianta più rustica, molto resistente, è il legume meno rischioso da coltivare, parliamo del biologico, perché nel convenzionale fanno quello che vogliono, ma nel biologico il borlotto è quello più facile da fare, indipendentemente dal clima che cambia negli anni lui comunque una produzione minima da dare reddito la dà sempre. A me in realtà piace di più il cannellino bianco. Il cannellino bianco però è complicatissimo da fare, perché basta la pioggia in più di un giorno piuttosto che se c’è troppo umido e a fine agosto lui comincia a perdere, poi deve essere bianco bianco, deve essere asciutto, insomma è un po’ complicato farlo però il cannellino è solo in Egitto che riescono a farlo, biologico che non si sa se sia veramente biologico, oppure si fa qui in Piemonte con tutte le difficoltà del caso, ma qui in Piemonte bisogna essere anche un po’ fortunati dal punto di vista climatico però se uno lo segue bene, si riesce a fare bene. Dopodiché è successo che il mercato richiedeva il cannellino rosso, allora abbiamo fatto il borlotto, il cannellino bianco e il cannellino rosso poi questo occhio nero, che a me piace tantissimo e quindi l’abbiamo messo giù ed è anche molto richiesto perché si usa molto nelle zuppe”.
21 maggio 2021 Fragole biologiche
“La raccolta fragola bio è molto faticosa dal punto di vista fisico ma come tutti i lavori, se svolto in un ambiente di lavoro sereno e amichevole è assolutamente sopportabile. Quindi le fragole sono costose perché oltre ai costi della coltivazione, concimazione, irrigazione c è un importante quota di costo di manodopera per la manutenzione, la potatura e la raccolta.
Troppo spesso la raccolta dei prodotti agricoli viene associata a situazioni di sfruttamento. Non è così ovunque. Fatichiamo sì, ma abbiamo la mente libera e chi lavora con noi al momento è felice di esserci“. Flavia Boglione
7 giugno 2021 Mara des Bois, la regina delle fragole bio
Per approfondimenti:
https://logicobio.net/2021/08/09/visita-ad-agricoltura-bio/
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