La Calcina

“Quando è nata Arianna – ci racconta Chiara Vezza, titolare dell’azienda agricola La Calcina di Condove – la nostra prima figlia, insieme alla casa, abbiamo cercato anche dalla terra e abbiamo iniziato a fare questo lavoro. Volevamo vivere nella natura, in una dimensione più naturale, più selvatica, per questo siamo arrivati in un’area di bassa montagna. Mio marito è del Canavese, vivevamo entrambi nei dintorni di Torino, abbiamo cercato qui in Val Susa perché avevamo già un po’ di amicizie, altre dimensioni associative anche legate al movimento no Tav e abbiamo cercato da queste parti. Così, cercando qui, abbiamo trovato La Calcina. Siamo partiti da un’idea di progetto agricolo, di coltivazione, l’allevamento l’avevamo già escluso in partenza perché io non mi sento portata. In realtà ho scelto poi l’ambito dalle piante aromatiche officinali perché, rispetto alla zona dove volevamo venire, nelle aree di bassa montagna, anche per come è situato il posto che abbiamo trovato, La Calcina, mi sembrava la coltivazione adatta a quest’area sia perché le aree di montagna sono spesso appezzamenti piccoli,  difficili da lavorare con delle macchine e quindi l’idea è stata quella di cercare una coltivazione che fosse gestibile anche in condizioni difficili dal punto di vista logistico e anche gestibile da una donna. E questo si sposava anche con le mie idee di utilizzo delle piante che già facevo prima di coltivarle io direttamente, sia nei piccoli rimedi di cura e di aiuto fisiologico alla nostra quotidianità. Erano piante che io conoscevo e che mi interessavano molto e quindi mi è piaciuto studiare, approfondire, capire tutte le loro proprietà e la loro coltivazione. Abbiamo circa 5500 mq coltivati a piante officinali divisi in due campi, in due zone, una qui, intorno a casa nostra, e una un po’ più in alto, sempre in questa montagna, a 1500 m; casa nostra invece è a 650 m di altitudine. Le piante che coltivo sono tutte piante che utilizzo per fare le tisane o le erbe da cucina: timo, salvia, rosmarino si usano non solo in cucina, ma anche nelle tisane. Oggi, inteso come autunno 2020, sono 4 anni da quando ho aperto la P.IVA agricola, un po’ di più da quando ho iniziato a sperimentarmi in questo lavoro, posso dire che mi dà un reddito che ritengo valido, non tanto in proporzione alle ore di lavoro che faccio, se lo dividessi per le ore di lavoro probabilmente la retribuzione oraria sarebbe bassissima, però è un lavoro che mi permette di vivere qui, di gestirmi il tempo, di fare una cosa che mi piace, di poter anche insegnare ai miei bambini, non tanto il lavoro, quanto  l’idea di coltivare le cose che servono, e che mi permette di stare con loro oltre il tempo di scuola quindi, date queste cose, il reddito che il lavoro mi dà, a oggi è soddisfacente, sperando che i prossimi due mesi vadano come un po’ me lo sono immaginato, perché per me sono fondamentali i mesi prima di Natale”.

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