Le domande per Salvatore Ceccarelli

Silvano Galfione, agricoltore biologico di Buriasco: “E’ possibile trovare delle macchine fisse che riescano a mietere i semi di diverse qualità piantati insieme, sia legumi che cereali e magari anche infestanti, perché quasi tutte hanno dei semi che possono essere utilizzati nell’alimentazione umana? Però prima di questo ancora, a suo avviso, è possibile pensare a delle coltivazioni, senza lavorazione del terreno, di piante differenti, quindi cereali vernini differenti, assieme a legumi vernini che possono essere tipo piselli, ceci, fave, lenticchie coltivati insieme? Ci sono esperienze di produttività di questo tipo? Cioè si possono piantare 5 o 6 o 10 specie diverse come avviene normalmente in un prato o comunque in una radura e poi tagliarli insieme, mieterli e separare i semi dopo? La produttività di semi è in questo modo qua, più bassa, uguale o più alta di una coltura fatta in purezza? E poi l’altra cosa, in una rotazione leguminosa, graminacea da semi, quindi diciamo cereali, fatta a lungo termine in cui terreno non viene lasciato scoperto, estivo e invernale, con questo mix di piante è ragionevole pensare che sia un sistema che può durare a tempo indeterminato?”

Fabrizio Bevilacqua, agricoltore biologico di Villanova d’Asti: “La nostra è una piccola azienda orticola biologica aperta da poco più di 10 anni. Nei primi anni abbiamo tentato di utilizzare varietà standard di specie orticole possibilmente anche autoctone. I risultati sono stati insoddisfacenti. Ormai sono diversi anni che utilizziamo prevalentemente sementi di varietà ibride soprattutto per le colture per noi. Più importanti: zucchine, pomodori, meloni, melanzane, zucche, broccoli, cavolfiori, cavoli…
Gli svantaggi dell’utilizzo di questa tipologia di semente sono diversi: il seme prodotto da una varietà ibrida non può essere riutilizzata, tutti gli anni siamo costretti a ricomperare il seme che ci rende “schiavi” di grosse ditte sementiere multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo. Mentre su certe specie il costo di questa tipologia di semente è poco rilevante, in altre diventa un vero e proprio macigno: certe varietà di pomodori, meloni e peperoni le paghiamo anche più di 300 euro per 1000 semi! Però purtroppo o per fortuna la pianta che coltiviamo risulta essere più rustica, resistente a certe malattie, più produttiva e il prodotto finale è anche ottimo dal punto di vista organolettico. In un’azienda piccola come la nostra le superfici protette da serre sono di vitale importanza perché, sicuramente con un modo di vedere l’agricoltura più venale e meno romantico, devono rendere il più possibile. Se io ho la stessa produzione di pomodori standard in 1000 mq di serre rispetto a 300 mq di pomodori ibridi capite, dove devo orientare la mia scelta? Soprattutto se poi il prodotto finale è migliore sia per quanto riguarda l’aspetto che il gusto”.

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