“Nel 1990 – racconta Graziano Poggioli del Caseificio Santa Rita di Serramazzoni (Mo) – inizia il percorso di Santa Rita verso il biologico e, nel 2005, la scelta di salvare la mamma del parmigiano reggiano, la vacca bianca modenese che per le caratteristiche del suo latte che, in particolare per la sua caseina, la Kbd, è il miglior latte per fare il parmigiano reggiano. C’erano 240.000 vacche bianche modenesi e poi in un batter d’occhio vengono sostituite dalle frisone, molto più produttrici di latte e praticamente spariscono, tant’è che per le Istituzioni, per la Fao la vacca bianca modenese è estinta. Allevatori custodi del nostro territorio e della nostra cooperativa, custodi e testardi e resistenti dicono no, salviamo questa razza storica: è un percorso che ha già trent’anni di lavoro, è ancora difficile da concretizzare, ma è un importante e concreto lavoro per salvare la biodiversità. Quando si parla di biodiversità spesso alle parole non succedono i fatti, però questo lavoro con le vacche bianche modenesi è un fatto concreto. Per salvare la vacca bianca modenese che produce pochissimo latte, di altissima qualità e anche ottima carne, c’è bisogno della collaborazione dei cosiddetti consumatori che dovrebbero davvero diventare dei comsumattori, dei coproduttori, quindi persone che si prendono carico, sapendo e andando a conoscere chi fa, come fa, dove fa, di aiutare chi fa questi prodotti fondamentali dell’alimentazione. C’è da dire che i riconoscimenti e i premi che abbiamo sempre ottenuto a tante manifestazioni, sono importanti perché premiano la qualità del prodotto. Il nostro percorso, nonostante alcune difficoltà degli ultimi anni, una stalla bruciata, un furto, ci vede ancora determinati a resistere e chiediamo la solidarietà e l’aiuto dei consumattori. Ora, inoltre, stiamo intraprendendo la strada dell’agricoltura biodinamica, per cui in questi giorni sono qui a Milano per il Convegno internazionale dell’agricoltura biodinamica. In questi ultimi anni abbiamo avuto la fortuna di incontrare spesso Alex Podolinnsky, grande maestro dell’agricoltura biodinamica che vive in Australia, ma ogni anno fa un suo giro in Europa. Lui ci ha fatto vedere i limiti di un’agricoltura biologica che pone sì tante attenzioni anche al benessere animale, all’alimentazione, alle cure degli animali fate con l’omeopatia e la fitoterapia, però dovrebbe porre più attenzione alla fertilità del suolo, del terreno e questo con l’agricoltura biodinamica si può raggiungere.
“La nostra scelta del biologico – ci dice Graziano – continua proprio anche per conservare la biodiversità. Delle norme biologiche iniziali noi ne facciamo un’essenza, quindi noi produciamo l’unica forma giornaliera di parmigiano reggiano con latte biologico di vacca bianca modenese. La biodiversità si salva solo insieme a chi consuma, utilizza e acquista i prodotti, ad esempio della bianca modenese che vogliamo salvare come biodiversità importante nel parmigiano reggiano. Continua il nostro impegno a resistere nella produzione artigianale con latte di montagna dove anche i piccoli possono avere una remunerazione con la volontà di creare le opportunità di lavoro e di economia anche per i giovani, qualcosa si sta concretizzando, altri sono in progetto. Abbiamo nuovi insediamenti giovani, anche 2-3 donne, questo è fondamentale. Dal un lato il biologico sta aumentando sensibilmente e questo va visto come un fatto positivo. È ovvio che il biologico, quello con il cuore, con i valori dentro di cura dell’ambiente e degli animali, non quelli economici, viene mortificato, perché questo aumento della produzione e di conseguenza l’indifferenziazione dei messaggi perché la certificazione è uguale per tutti, alla fine basta essere certificati. Si crea così l’esigenza di dover distinguere un prodotto che è diventato semplicemente bio perché non usa questo e quello, che va bene, sono aspetti positivi, ma non sono sufficienti. Il biologico è diventato anche un settore per i nuovi affari, per salvarsi da crisi economiche che il convenzionale ha portato, però chi lo fa con questo scopo non è sufficiente, nel biologico ci sono valori. L’economia dell’amore e della fratellanza, con valori certi, dovrebbe diventare quello che può salvare i piccoli produttori che mettono l’anima e il cuore e i sentimenti”.
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