“ Noi – ci spiega Fabrizio Bevilacqua di Villanova d’Asti– la semina sotto serra non la effettuiamo praticamente mai, perché ci facciamo i piantini internamente quindi diciamo che riusciamo a ridurre un po’ i costi rispetto all’acquisto di piantini tramite vivaista. Quindi trapiantiamo anche robe che certe persone non si sognerebbero mai di fare per esempio gli spinaci, la valeriana. Perché lo facciamo? Semplicemente perché per noi il trapianto ha diversi aspetti positivi: il primo aspetto è che comunque i semi soprattutto a inizio anno, con il freddo, li facciamo germinare dentro una cella di germinazione e quindi germinano in un tempo molto più breve rispetto a seminarli direttamente sotto serra perché la cella di germinazione ha il giusto grado di umidità, la giusta temperatura che oltrepassa i 20°. Capiamo bene che un seme seminato a inizi gennaio sotto una serra non riscaldata -perché noi le serre non le riscaldiamo- di sicuro ha dei tempi molto più lunghi per poter emergere. Poi una volta emersi e germinati i semi vengono messi sotto un’altra serra del vivaio. Poi a piantare direttamente queste cose sotto serra diciamo che i piantini si avvantaggiano rispetto all’erba perché il terreno viene lavorato, fresato, il terreno è pronto per essere trapiantato, per assurdo uno può vederla come due macchine che fanno a gara: da una parte c’è il piantino che parte praticamente 10 giorni prima rispetto all’erba la quale, quindi, parte teoricamente in svantaggio. Poi soprattutto noi lo spinacio tendiamo metterlo anche non troppo ravvicinato, a far crescere bene la pianta, perché abbiamo visto che alla fine lo spinacio trapiantato comunque dal punto di vista economico non è così conveniente raccogliere lo spinacio troppo piccolo perché obiettivamente lì c’è un costo in più che è quello del terriccio e i costi della manodopera, che su una roba seminata direttamente non hai. Quindi tendiamo a farlo diventare un po’ più grosso anche per una questione economica, ma poi soprattutto perché abbiamo visto che rimane un prodotto più facile da pulire, rimane tenero, non diventa coriaceo sotto i denti. Stesso discorso la valeriana. Da tanti anni vogliamo provare a fare… vendono quei nastri, come un velo da sposa, un tessuto non tessuto con dei semi di valeriana già seminati all’interno. Uno stende questo tessuto sul terreno, gli mette uno strato di sabbia sopra e in teoria la pianta cresce da lì e con questo telo si contrasta leggermente l’erba però è una roba che non ci siamo ancora messi per farlo perché comunque dipendi da ditte esterna: è un processo complicato attaccare il seme a un nastro, è un lavoro che ti fanno e se lo fanno anche pagare abbastanza bene quindi al momento risulta ancora più economico per noi fare il piantino di valeriana. Più o meno i vantaggi sono gli stessi degli spinaci quindi il fatto di svilupparsi prima rispetto all’erba viene sicuramente messo a un sesto di impianto più fitto rispetto agli spinaci. Sia la valeriana che gli spinaci sono fatti in questo modo perché – è sempre bene ricordarlo – noi facendo agricoltura bio non abbiamo la possibilità di diserbare in nessun modo. Tendenzialmente o sei molto bravo a seminare nel momento giusto perché nella semina diretta molte volte si rende necessario un diserbo nel momento in cui l’erba tende un po’ a contrastare l’emergenza delle piante. La valeriana è una coltura abbastanza impegnativa, nel senso che la parte che incide di più è il discorso della raccolta perché la valeriana pesa poco, c’è poco da fare. Poi dipende molto dal grado di umidità nel periodo in cui si mette: ci sono delle volte in cui la valeriana tende ad avere rovinate o ingiallite le foglie più basse e lì la raccolta diventa ancora più laboriosa nel senso che se da un cespo di valeriana di 10 g devi ancora togliere 2-3 foglie minuscole la raccolta della valeriana diventa molto dispendiosa in termini di tempo. La valeriana fatta in corta gamma, dove viene seminato su delle tavole da biliardo meccanicamente, raccolta meccanicamente con dei veri e propri nastri trasportatori e prodotti quintali, quintali e quintali, messe poi nelle classiche buste già lavate, sono sicuramente altri metodi di lavorazione. Quelle piante lì, raccolte a macchina, non si possono permettere di avere nessun difetto, quindi parliamo di nessun insetto, nessuna pianta rovinata, nessun filo d’erba all’interno e quindi va di per sé che devono sicuramente subire molti trattamenti per avere questa condizione di sviluppo perfetto. Questa è una roba che nel bio è quasi impossibile da fare.
Oltre alla valeriana e agli spinaci abbiamo trapiantato anche il pack choi: è la prima volta che lo facciamo, vediamo come andrà finire. Questa settimana metteremo giù i bulbilli di cipollotti per averli in produzione circa ad aprile poi dipende molto dal tempo. Si potevano mettere anche prima i cipollotti, ma l’anno scorso che li ho messi a novembre mi sono accorto che alla fine comunque il cipollotto finché fa freddo, finché le giornate non si allungano, sta lì, quindi tanto vale seminarlo adesso che parte un po’ più velocemente. Questa settimana trapianteremo anche delle coste e la prima insalata Gentilina dell’anno. In questo periodo dell’anno tendenzialmente, per i nostri terreni, trapianteremo solo della Gentilina perché è una pianta più resistente, più rustica, meno soggetta a marciumi: questo è un periodo di bremia, un fungo molto presente in determinati periodi dell’anno sull’insalata che tende a far marcire le foglie. Ci sono varietà più o meno resistenti, la Gentilina che usiamo adesso è abbastanza resistente, sicuramente più facile rispetto alla Foglia di quercia. Oltre ai cipollotti, alla Gentilina e alle bietole da coste successivamente, nel giro di una decina di giorni, effettueremo anche i primi trapianti di costine/erbette e poi faremo un altro giro di spinaci e valeriana”.

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