Era un campo che da almeno 15 anni nessuno toccava

Giulia Iannelli, della Cooperativa il Germinale, ci parla delle loro produzioni, che troviamo nella spesa di questa settimana: “Quest’anno abbiamo continuato la produzione ampliando i campi sempre più sotto la montagna, quindi le patate, per esempio, anziché farle giù a Gaiola, come l’anno scorso, le abbiamo fatte un po’ più su verso il Cornaretto, sopra Demonte, e sono venute molto bene, non c’è stato problema di dorifora né altro. La dorifora si ferma ancora un pochino in basso come invasione senza bisogno di fare trattamenti preventivi quindi né piretro né altro. C’è stato più che altro un problema di peronospora per il caldo umido, perché c’è stata molto afa, però l’ha colpita soltanto alla fine; credo che sia fondamentalmente l’altezza e poi era un campo che da almeno 15 anni nessuno toccava quindi probabilmente anche quello ha inciso. Qualche dorifora si vede, ma non arrivano a sciami, insomma le blocchi all’inizio eliminandole manualmente e le riesci a bloccare lì. Quindi siamo abbastanza contenti. Adesso non abbiamo ancora finito la raccolta, però in settimana dovremmo riuscire a finirla.
Ci preoccupano invece un po’ i mirtilli perché è arrivata qua la strage con la mosca Suzuki, che non ha forma di soluzioni. È una mosca piccolina, bianca rossa, molto attirata dai frutti rossi: inizia con la ciliegia, poi va avanti con vari frutti. A noi ci danneggia il fatto che i nostri mirtilli sono tardivi e quindi arrivano quando questa mosca non ha molto altro da mangiare. Purtroppo è arrivata, il danno si evita con una grande pulizia, sotto, in giro. Questa moschina non è che arrivi ogni anno, lei sta nello stesso territorio tutto l’anno: fa il nido sugli alberi vicini poi le piace molto l’erba alta, quindi la prima cosa è tenere molto molto pulito tutto il campo e i dintorni e poi è devastante perché lei fa le uova dentro il frutto e quindi te lo fa marcire direttamente ed è velocissima: ha una velocità di riproduzione mostruosa. L’unica soluzione è una cura maniacale e poi ci sono delle reti -che a questo punto compreremo l’anno prossimo- sono delle reti bianche a maglia fittissima, perché è una mosca molto piccola. Noi quest’anno abbiamo messo delle trappole, che abbiamo cambiato costantemente, poi abbiamo messo un repellente biodinamico, che secondo me mi hanno venduto l’acqua di Sant’Antonio, magari no, all’inizio è abbastanza servito, poi abbiamo messo la zeolite, una polvere di roccia che per lo meno fa bene la pianta. La zeolite viene usata molto anche nei vigneti: forma una specie di patina sulle foglie, che nutre la pianta e in teoria ostacola un po’ la posa della moschina sulla foglia. Il mirtillo ce l’abbiamo dall’anno scorso, l’anno scorso eravamo totalmente ignari per cui quello che abbiamo fatto è stato il nulla totale. Quest’anno invece siamo riusciti a combatterla fino a un certo punto perché poi bisogna anche tenere molto pulite le chiome, quindi devi tenere molto separate le piante, la pulizia tra pianta e pianta e poi se arriva devi fare tutto il lavoro di prevenzione per l’anno prossimo. Noi abbiamo un mirtilleto il cui raccolto è ormai perduto perché una volta che è attaccato non riesci più a far niente. L’altro invece l’altro stiamo riuscendo a pulirlo bene e quindi ci teniamo quello. È una brutta bestia e non ha un antagonista. L’unica soluzione è la cura maniacale però a quel punto l’investimento che fai, le ore che ci metti a tenere tutto a posto, a quel punto quando fai pagare il mirtillo? È quello il problema. Del resto anche gli insetti antagonisti hanno il loro pericolo, perché tu li inserisci in un contesto che non è il loro e non sai quali saranno gli sviluppi. È complicato, non saprei come si possa affrontare come problema. Un nostro collega che sta qua vicino che coltiva mirtilli da 10 anni di mi ha detto che l’unica cosa è la cura maniacale, le reti e una preghiera a Padre Pio. La Fondazione Mac, a Trento, che studia questa mosca, dice che esiste da almeno 7 anni. Attacca anche le more, tutti i frutti rossicci.
Il cavolo nero l’abbiamo messo presto quest’anno, è venuto molto bene, i ristoratori sono tutti contenti delle loro chips di cavolo nero: si preparano velocemente e sono gustose. Prendi la foglia di cavolo nero, la ungi un attimo con l’olio e la metti in forno. Diventa tutta croccante, quando la tiri fuori la tagliuzzi ed è buonissima. Non l’hai fritta quindi non ha perso tutte le proprietà. Il forno è un po’ aggressivo ma bastano meno di 5 minuti.  Quest’anno siamo molto contenti perché, lavorando col parco delle Alpi marittime, abbiamo iniziato questo progetto per la coltivazione di una decina di piante spontanee come la clauxia, la pastinaca. Adesso abbiamo raccolto i semi quindi siamo andati al Colle della Lombarda, al Colle di Tenda a raccogliere le sementi per poi piantarle quest’autunno. L’obiettivo del progetto è quello di vedere che queste piante spontanee possono anche essere coltivate, “addomesticate” e poi trasformate in prodotti che siano un po’ più raffinati, elaborati, rispetto all’insalatina di tarassaco. Con la clauxia, detta anche la vedovella, stiamo cercando di vedere se si può fare una tisana utilizzando i fiori oppure anche un liquore con le foglie. Questo lavoro consentirebbe di creare, in montagna, un’economia un po’ più a lungo termine con un valore aggiunto”.

06 settembre 2020

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